mercoledì 5 novembre 2014

Bla bla boh

La mia costanza nello scrivere il blog è ammirevole. Prendetene atto. 

Questo weekend ho rischiato di morire in più occasioni. 

Ore 7.45, Conegliano.

Incontri il tuo guidatore designato per il viaggio con destinazione Lucca e ti accorgi che : 

- l'auto non è decisamente di questo secolo. 
- non c'è il bagagliaio. 
- il guidatore ed i suoi due figli hanno saltato le ultime 12 docce. 
- dobbiamo viaggiare con i nostri bagagli in braccio. 
- la musica che accompagnerà il viaggio sono i prodigy a palla alle 8 del mattino.
- la figlia minore ha la bronchite ed è seduta dietro di te in modo da poterti tossire giusto sul collo.
- il tachimetro segna 0 km/h anche in autostrada.
- il guidatore mangia panini e mandarini mentre guida e invade sistematicamente le corsie di destra e di sinistra.
- morirai presto.
- speriamo molto presto.

Arriviamo a destinazione dopo aver quasi tamponato un centinaio di persone e dopo aver avuto svariati attacchi cardiaci, iperventilazione, attacchi di panico et simili.

Vivere nella speranza che durante il mio soggiorno venga inventato il teletrasporto in modo da non dover tornare con lui. 

Purtroppo in Italia viene investito troppo poco denaro e risorse per la ricerca quindi ogni mia speranza in una nuova forma di trasporto è invana. 

Ritorno uguale ma con la ventola dell'aria calda impostata alla potenza massima poiché rotta e impossibile da regolare. 

Arrivo a casa completamente liofilizzata.

Conclusione: riutilizzerai il servizio di car sharing?  
Assolutamente si. Il peggio è andato. Ora mi aspettano solo confortevoli BMW con profumatori alla vaniglia,  musica lounge in sottofondo e aria condizionata.  


 



lunedì 30 settembre 2013

Di festival e di Lexotan

Nelle ultime ore si è concluso il Treviso Comic Book Festival. Il che significa che la maggior parte dei volontari di questa manifestazione in questo istante stanno riscoprendo il piacere di essere al mondo. 
Persone che per giorni non hanno dormito o mangiato, ed alcuni purtroppo neppure lavati, ora stanno riscoprendo l'arte del pisolo, lo zen della cacca con giornale ( nel nostro caso fumetto ovviamente comprato durante il festival ) e la millenaria disciplina del "E adesso che cazzo faccio?".
Partendo dal presupposto che l'essere umano sia composto al 70% d'acqua, io mi sento di affermare con certezza che il mio invece sia nella stessa percentuale composto d'ansia. 
Quindi so riconoscere un mio simile, senza neanche doverlo annusare tra le chiappe che è poco fine. ( Cosa di cui sarebbe sicuramente d'accordo la mia collega The Simonalist , che di cose poco fini, se ne intende.)
E devo ammettere che in questo festival ne ho riconosciuti parecchi : il simile fotografico con l'ansia da prestazione, il simile organizzativo che secca prosecchi come se non ci fosse un domani ed il simile artistico/vetrinistico che si suddivide a sua volta in due categorie, quello in attacco di panico e quello che attacca il panico ai passanti ringhiando un "cazzoguardi?".

Ma nonostante tutto il festival si è concluso per il meglio, perchè a noi, l'happy ending, ci piace!
Ognuno ha partecipato attivamente alla sua riuscita ed adesso ci sentiamo tutti con quel teporino nel cuore convinti che, nel nostro piccolo, sia anche un pò merito nostro; e che ci porterà l'anno prossimo a rispondere all'arruolamento con un tonante "We can do it!"

Per quanto mi riguarda l'anno prossimo sicuramente ci sarò, con la promessa che nel mio borsone, tra obbiettivi e flash, farò scivolare un paio di boccette di Lexotan da condividere con i miei nuovi amici.  







giovedì 26 settembre 2013

Diario di una tragedia

Silenzio.
Si apre il sipario. 
Una giovane donna in un ufficio dalle grandi vetrate che guardano dall'alto una città. 
E' estate, le finestre sono aperte, avvicinandosi ad esse si possono vedere case e palazzi per chilometri. 
All'improvviso un rombo. Un aereo a bassa quota passa di fronte al palazzo, il rumore è assordante ma nessuno sembra notarlo. Strano. Impossibile non seguirlo con lo sguardo. L'aereo continua a perder quota fino a schiantarsi al suolo sui palazzi vicini. Subito un'onda circolare infuocata con epicentro il relitto parte velocemente dando luogo ad una sproporzionata ed epica distruzione di ogni cosa incontri il suo tragitto. 
Dalla finestra vederla avvicinarsi, rimanere immobili, mentre tutti corrono ed urlano, sentirsi già morti dentro. 
Si avvicina. 
Chiudere gli occhi.
 Tre...Due...Uno.
BOOM. 
Riaprirli.
 Il vuoto. 

Silenzio. 
Si chiude il sipario. 






Se solo qualcuno mi avesse voluto bene mi avrebbe impedito di mangiare la burrata prima di andare a letto. 

lunedì 16 settembre 2013

....Ma vorrei essere altrove

Ed eccomi qui, nella mia gabbia di vetro. Un terrario dove se a Dicembre scende sotto i 30° c' è da accendere un cero a San Gennaro. La fonte di ogni mio mal di testa, il mio vaso di Pandora.
Fondamentalmente sono in ufficio. 
Ed è Lunedì mattina, il che vuol dire che fino ad un'ora fa ero a casa appesa ai pantaloni di Lone che urlavo piangendo : "Amoreeee...Non voglio andare a lavorooooo!! Tagliami un braccio, fammi un'agopuntura con dei chiodi, fammi vedere Uomini e Donne senza sosta per 6 ore ma non farmi andare a lavoroooooooooo!!!"
Ed eccomi qui, a lavoro, per l'appunto. Perchè più una cosa nella vita fa schifo, più fa bene farla: i cavoli per esempio o un clistere.
Perchè nella vita io avrei voluto fare l'ammaestratrice di unicorni, la pittrice col nero di seppia o l'accarezzatrice di gatti. Ma erano tutti piccoli stage poco retribuiti senza possibilità di assunzione.
Ma invece eccomi qui, a guadagnarmi un posto nel mondo con la stessa voglia di lavorare di un rotolo carta igienica mentre ti vede arrivare in bagno.




venerdì 13 settembre 2013

Ricomincio da Settembre

Come la fenice ecco che il mio blog rinasce. 
Da Trevisoparty, dopo 7 anni di silenzio stampa, probabilmente graditissimo, ecco che Lui riprende vita. 
Il figlio che non ho mai voluto e che continua a riproporsi nella mia esistenza come il pesto con troppo aglio. 
Perchè più non hai un cazzo da dire, più hai voglia di parlare. 
Così, disconnessamente, ebbrezza sintattica che ti spinge a raccontare al mondo un punto di vista. 
Probabilmente quello in cui con la testa tra le gambe cerchi di guardare il cielo,
e finisci col guardarti il culo.

Sono tornata.